I dati dimostrano che l’aumento di aborti spontanei e di nati morti è direttamente collegato ai vaccini COVID – I funzionari della sanità “avrebbero dovuto saperlo”
Questo articolo è stato pubblicato originariamente dal sito web The Defender – Children’s Health Defense’s News & Views.
In una ricerca innovativa presentata mercoledì, lo statistico e professore dell’Università di Lucerna Konstantin Beck ha affermato che i dati mostrano che i tassi di aborto spontaneo e di nati morti nel 2022 corrispondevano direttamente alla vaccinazione COVID-19 tra le donne incinte in Svizzera nove mesi prima – e i produttori di vaccini e i funzionari della sanità pubblica sapevano o avrebbero potuto sapere queste informazioni all’epoca.
Secondo una nuova analisi condotta dallo statistico e professore dell’Università di Lucerna Konstantin Beck, un forte aumento degli aborti spontanei tra le donne incinte era direttamente collegato all’introduzione del vaccino COVID-19 in Svizzera.
Beck, ex consulente del Ministro della Salute tedesco e del Parlamento svizzero, ha analizzato i dati svizzeri e tedeschi disponibili pubblicamente, provenienti da pubblicazioni scientifiche, compagnie di assicurazione sanitaria e dall’Ufficio Federale di Statistica svizzero (FOS).
Ha scoperto che i tassi di aborti spontanei e di nati morti nel 2022 corrispondevano direttamente alla vaccinazione COVID-19 tra le donne incinte in Svizzera nove mesi prima.
Secondo il ricercatore, i produttori di vaccini e i funzionari della sanità pubblica sapevano o avrebbero potuto sapere queste informazioni all’epoca, se si fossero preoccupati di guardare. Invece, hanno presentato le informazioni al pubblico in modo da oscurare i rischi.
Beck ha presentato i risultati della sua rivoluzionaria ricerca mercoledì a Doctors for Covid Ethics [Dottori per l’Etica del Covid].
Inoltre, contrariamente alle dichiarazioni pubbliche delle autorità svizzere, secondo cui “in Svizzera non c’è un eccesso di mortalità rilevante tra i giovani”, il riesame dei dati del governo da parte di Beck rivela schemi significativi di eccesso di mortalità tra i giovani emersi alla fine del 2021 e all’inizio del 2022.
Secondo Beck, questi risultati dimostrano che durante la pandemia COVID-19 “abbiamo esposto inutilmente i più vulnerabili a nuovi rischi che superano di gran lunga il rischio pandemico originario”. E che “oggi, nelle nostre statistiche ufficiali, compaiono conseguenze sempre più pesanti alle nostre misure per il coronavirus, ma solo pochi sono interessati a conoscerle”.
Egli ha affermato che: “Analizzando il lancio di questi vaccini, in particolare per le donne incinte e i loro nascituri, ho trovato fin dall’inizio prove evidenti che avrebbero dovuto rendere imperativo ripensare e posticipare la strategia di vaccinazione”.
I vaccini COVID hanno portato al “baby gap”
Nel 2022 la Svizzera ha registrato un calo storico del tasso di nascite vive.
Ogni mese di quell’anno si è registrato un numero di nascite inferiore alla media dei sei anni precedenti, per una riduzione complessiva dell’8,5% del tasso di natalità nazionale, secondo l’analisi di Beck.
In alcune località, il calo è stato ancora più significativo: a Zurigo il tasso di natalità è sceso del 16,5%.
L’ultimo calo paragonabile delle nascite, pari al 13%, secondo Beck, risale alla mobilitazione dell’esercito svizzero nel 1914, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, quando la maggior parte dei giovani andò a combattere in guerra.
Il crollo dei tassi di natalità del 2022 ha seguito a ruota un piccolo “baby boom da coronavirus” – un’impennata del 3% dei tassi di natalità nel 2021, avvenuta in seguito al lockdown per la pandemia.
Secondo i dati compilati dall’analista Raimund Hagemann, i tassi di vaccinazione COVID-19 tra le donne svizzere nel 2021 e inizio del 2022 corrispondevano molto strettamente al calo dei tassi di natalità nove mesi dopo la vaccinazione.
La Figura 1 (sotto), che adatta la cronologia del tasso di natalità a nove mesi per tenere conto della durata della gravidanza, mostra questa forte correlazione tra i tassi di vaccinazione e il calo del tasso di natalità: i due numeri si rispecchiano a vicenda.
*Università di Lucerna. Correlazione tra baby gap e vaccinazioni. Tassi di vaccinazioni tra le donne giovani. Nascite confrontate alla media di nascite 2019-2021. Raimund Hagemann, Agosto 2022 – Prof. Dr. Konstantin Beck, 12 luglio 2023*
I ricercatori hanno proposto alcune ipotesi diverse per questo “baby gap” [mancanza di bambini], che Beck ha valutato.
Alcuni hanno proposto una spiegazione comportamentale, ipotizzando che le persone abbiano cambiato il loro comportamento per paura della pandemia stessa o a causa dell’incertezza economica associata alla pandemia.
Ma Beck ha detto che questa ipotesi non corrisponde ai modelli storici di comportamento – il baby boom stesso è avvenuto nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, non può spiegare il baby boom che ha seguito l’inizio della pandemia, quando la paura pubblica e la disoccupazione erano entrambe al loro apice.
Ha anche respinto l’ipotesi che l’infezione da COVID-19 abbia ridotto la fertilità. Se così fosse, ha detto, non ci sarebbe stato un picco nel tasso di natalità nel 2021 dopo la prima ondata di infezione nel 2020, e non ci sono prove di una riduzione della fertilità dopo l’ondata del virus Omicron.
In realtà, secondo Beck, non ci sono prove di una riduzione della fertilità. Al contrario, i dati mostrano che le donne sono rimaste incinte agli stessi tassi di prima della pandemia.
Utilizzando i dati delle assicurazioni sanitarie tedesche – perché i dati svizzeri non sono ancora disponibili – ha mostrato che il numero di donne che hanno richiesto i test di gravidanza e che si sono recate dai medici per essere seguite nella gravidanza è rimasto costante per tutto il 2021 e il 2022.
C’è stata persino una leggera crescita continua e un picco legato al mini baby boom del 2021.
Ciò rende l’aborto spontaneo indotto dal vaccino COVID-19 l’ipotesi più plausibile per il calo delle nascite: lo stesso numero di donne rimaneva incinta, ma un numero minore di donne portava a termine la gravidanza.
A sostegno di questa tesi, i dati degli assicuratori sanitari tedeschi e svizzeri mostrano che, a partire dal quarto trimestre del 2021, si è registrato un chiaro e significativo aumento del numero di complicazioni in gravidanza trattate e della durata dei ricoveri ospedalieri dopo il parto, dati che erano stati entrambi in calo per anni.
I dati tedeschi indicano anche che il numero di bambini nati morti è aumentato del 20% nel quarto trimestre del 2021.
Sebbene i dati sui bambini nati morti non siano disponibili per la Svizzera, non c’è motivo di credere che la situazione sia sostanzialmente diversa.
“Chiunque avesse letto il foglietto illustrativo, sarebbe stato informato” dei pericoli
L’impatto dei vaccini sulla gravidanza non è stato semplicemente un risultato tragico e imprevisto, perché era già evidente nei dati dei produttori di vaccini o nella mancanza degli stessi, ha detto Beck.
Chiunque avesse “letto un opuscolo del produttore”, ha aggiunto, “sarebbe stato informato” che non c’erano dati sulla gravidanza, ma che c’erano serie preoccupazioni sui possibili effetti dei vaccini sui neonati.
La versione tedesca dell’avvertenza di Moderna Spikevax diceva, in sostanza: “Non abbiamo idea di quale sia il rischio per le donne in gravidanza. Non ci sono studi controllati validi. Non ci sono abbastanza dati disponibili”, ha detto Beck.
L’opuscolo inoltre sconsigliava il vaccino alle madri che allattano al seno, ma lo raccomandava fortemente alle donne in gravidanza, ha detto Beck.
“Ma la gravidanza di solito non precede l’allattamento al seno?”, ha chiesto, “E cosa si dovrebbe fare dopo il parto per eliminare la vaccinazione?”
Il 20 aprile 2021, Pfizer ha inviato il suo rapporto sul vaccino mRNA e la gravidanza ai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), stando ai documenti di Pfizer.
Il giorno successivo, il New England Journal of Medicine (NEJM) ha pubblicato i risultati preliminari sulla sicurezza del vaccino COVID-19 nelle donne in gravidanza, basati su un’analisi di V-safe e sul Sistema di Segnalazione di Eventi Avversi ai Vaccini (VAERS).
Il 23 aprile, in una conferenza stampa alla Casa Bianca, il direttore del CDC Rochelle Walensky ha raccomandato alle donne in gravidanza di vaccinarsi sulla base dei risultati di quel documento.
Il documento affermava esplicitamente che i ricercatori non avevano riscontrato segnali di sicurezza rispetto agli esiti neonatali o della gravidanza nel terzo trimestre, ma che non potevano trarre conclusioni sul primo o sul secondo trimestre.
Dato che il primo e il secondo trimestre sono i periodi più a rischio per la gravidanza, ha detto Beck, l’articolo del NEJM ammette che i ricercatori non sapevano quali rischi aggiuntivi i vaccini potessero comportare per le donne in gravidanza nel loro momento più vulnerabile.
Il documento includeva anche un confronto irrilevante dei sintomi post-vaccinali più frequenti tra donne incinte e non gravide e utilizzava la nascita viva come unica misura dei potenziali effetti sulla salute del neonato.
E, cosa forse più importante, affermava esplicitamente che “gli eventi avversi correlati alla gravidanza riportati più di frequente sono stati gli aborti spontanei”.
Il documento riportava 46 aborti spontanei correlati alla vaccinazione su 104 totali riportati. Questo, secondo Beck, rappresenta un aumento del 73,1% degli aborti spontanei.
Facendo dei calcoli basati sui dati del NEJM, Beck ha scoperto che al tasso di vaccinazione riportato del 75% delle donne incinte in Svizzera, 1 gravidanza su 10 si conclude con un aborto spontaneo o un parto di bambino morto.
Ha concluso che le ipotesi alternative esistenti non sono in grado di spiegare questo fenomeno e l’ipotesi dell’aborto indotto da vaccino corrisponde sia ai dati del produttore sia ai risultati pertinenti riportati come base della campagna del CDC per la vaccinazione delle donne in gravidanza.
Aumento del 125% di embolie polmonari, arresti cardiaci, ictus e infarti cerebrali tra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni
La presentazione ha sollevato anche una serie di preoccupazioni sull’impatto della vaccinazione COVID-19 sui giovani e su come la manipolazione statistica possa oscurare questi potenziali effetti.
Basandosi su diversi esempi di peggioramento della salute e della mortalità dei giovani nel corso del periodo di vaccinazione, Beck ha posto la domanda: “Perché abbiamo vaccinato i bambini? Voglio dire, non erano il gruppo target di questo virus”.
Un esame dei dati delle principali assicurazioni sanitarie, ad esempio, ha mostrato che nel periodo 2020-2021 le persone di età compresa tra i 19 e i 39 anni hanno registrato la crescita più elevata dei costi sanitari, mentre di solito hanno i costi più bassi, il che indica un cambiamento nella salute di questa fascia demografica.
I dati sulla frequenza dell’embolia polmonare, dell’arresto cardiaco, dell’ictus e dell’infarto cerebrale tra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni hanno mostrato un’impennata del 125% degli eventi. Sebbene i numeri siano ancora piccoli, sono passati da una media di 20 eventi all’anno nei diversi anni precedenti a un totale di 45 eventi nel 2021.
Una seconda analisi dei dati da parte del FOS, che aveva riportato che non c’era un eccesso di mortalità per i giovani nel 2022, ha fatto emergere dei segnali di allarme, ha detto Beck.
L’eccesso di mortalità misura la differenza tra i decessi segnalati e quelli previsti in un determinato periodo. Le proiezioni di base dell’eccesso di mortalità si basano in genere sulle medie precedenti.
Analizzando nuovamente i dati di mortalità del FOS, ma mantenendo il numero di decessi previsti in linea con le medie precedenti – cosa che il FOS non aveva fatto – Beck ha riscontrato un aumento del 12% della mortalità complessiva in eccesso.
Analizzando la mortalità in eccesso per fasce d’età, Beck ha riscontrato che per i giovani adulti di età compresa tra i 20 e i 39 anni c’è stato un picco di mortalità in eccesso oltre le normali aspettative alla fine del 2021 e nel 2022. E per i bambini di età compresa tra 0 e 19 anni, ha identificato una tendenza simile.
I dati sulla mortalità in eccesso, ha detto, possono essere facilmente nascosti ampliando gli intervalli di fiducia per le previsioni, combinando gruppi demografici con profili di salute diversi o cambiando il numero di morti previsto di base per nascondere le variazioni, cosa che ha permesso ai funzionari svizzeri di annunciare che non c’era un eccesso di mortalità per i giovani.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente da The Defender
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