Una combinazione letale di farmaci utilizzata per trattare pazienti anziani affetti da COVID in Scozia
Dopo aver esaminato le testimonianze dell’inchiesta scozzese sulla COVID-19, l’ex educatore sanitario e di infermieristica John Campbell ha chiesto che si faccia un’indagine sistematica sui protocolli di fine vita applicati a pazienti anziani che forse non ne avevano bisogno.
Un’inchiesta scozzese sulla COVID-19 in corso ha raccolto testimonianze che sollevano preoccupazioni sull’applicazione non necessaria di protocolli di fine vita ai pazienti COVID-19 nelle case di cura, compreso l’uso di farmaci come il midazolam e la morfina che potrebbero essere collegati alla morte dei pazienti.
“È necessaria un’analisi qualitativa approfondita di queste prove”, seguita da uno studio quantitativo delle cartelle cliniche di tutti i pazienti in questione, ha dichiarato il commentatore medico John Campbell, nel suo show su YouTube.
L’inchiesta indipendente, giunta al suo 51° giorno, sta indagando sulle carenze della risposta scozzese alla pandemia e sta traendo “insegnamenti”. Include testimonianze di funzionari governativi e di cittadini scozzesi colpiti dalla risposta alla COVID-19.
Campbell ha condiviso un video, realizzato da un ricercatore indipendente, con frammenti di diverse testimonianze di persone i cui familiari anziani sono morti mentre erano in cura nelle case di riposo.
Ogni persona ha riferito che al proprio parente anziano è stato applicato un protocollo di fine vita quando era ancora attivo e solo lievemente malato. In seguito sono tutti morti.
I testimoni hanno riferito che i loro familiari hanno ricevuto il midazolam, una forte benzodiazepina, e spesso la morfina. Nelle loro testimonianze – disponibili online – hanno condiviso lo shock e lo sconcerto per il trattamento, la mancanza di consenso informato e quello che ritenevano un comportamento fraudolento.
Campbell, che ha un dottorato di ricerca in infermieristica, ha detto che la combinazione di midazolam e morfina ha un effetto depressivo sul sistema respiratorio e può essere particolarmente rischiosa per le persone sottoposte a ventilazione.
La combinazione di farmaci “può essere assolutamente geniale per persone che stanno sicuramente per morire”, in quanto, ad esempio, riduce il dolore dei pazienti oncologici in fase terminale. Tuttavia, “se viene somministrato a persone che hanno infezioni alle vie respiratorie, persone che non stanno malissimo, allora deve essere monitorato con molta più attenzione”, ha detto.
“La questione è: è stato fatto così in questi casi?”, ha chiesto.
Campbell ha anche condiviso la testimonianza di un operatore di Independent Care Homes Scotland, il quale ha affermato che quando i pazienti non rispondevano agli antibiotici, venivano loro somministrati protocolli “non-si-sa-mai”, che a suo dire sono i protocolli di fine vita descritti nelle testimonianze.
Campbell ha dichiarato di ritenere che queste testimonianze, considerate nel loro insieme, costituiscano la base per “procedere in modo positivo”, in quanto rappresentano una prova fondamentale per capire cosa è andato storto durante la pandemia.
In primo luogo, ha affermato che tutte le trascrizioni, che sono di dominio pubblico e disponibili online, dovrebbero essere scaricate e analizzate sistematicamente da ricercatori qualitativi.
I ricercatori potranno così stabilire se il midazolam è stato somministrato costantemente troppo presto, se è stato somministrato in combinazione con la morfina e se le testimonianze sollevano altri problemi sistematici.
Poi, ha detto, si dovrebbe procedere a un’analisi quantitativa delle cartelle cliniche dei pazienti, esaminando gli orari della morte, la loro relazione con il momento in cui sono stati somministrati i farmaci e altre informazioni che aiuterebbero a confermare cosa ha portato alla morte dei pazienti.
Campbell ha anche detto che questo tipo di ricerca dovrebbe essere fatta dappertutto, perché ha sentito rapporti simili da altri paesi, tra cui l’Inghilterra.
“La Scozia è un caso isolato?”, ha chiesto. “Be’, credo che la risposta sia: ‘purtroppo no’”.
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