| 

Gli SMS possono portare più genitori neri a vaccinare gli adolescenti per l’HPV? La Rutgers ottiene una sovvenzione di 600.000 dollari per scoprirlo

Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) sta finanziando una ricerca presso la Rutgers University su come aumentare l’assunzione del vaccino contro il papillomavirus umano (HPV) tra gli adolescenti neri, come hanno rivelato i documenti ottenuti dalla Children’s Health Defense (CHD) tramite una richiesta sotto il Freedom of Information Act (FOIA) [Atto per la Libertà di Informazione].

L’HHS ha assegnato la sovvenzione triennale di 600.000 dollari, che sarà amministrata dal National Cancer Institute [Istituto Nazionale sul Cancro] (NCI), a Racquel Elizabeth Kohler, dottore di ricerca.

Si tratta di una delle circa 50 sovvenzioni individuate dalla CHD a giugno – per un totale di oltre 40 milioni di dollari – assegnate dall’HHS a università, sistemi sanitari e dipartimenti di salute pubblica per aumentare l’assunzione del vaccino HPV tra gli adolescenti.

La sovvenzione si inserisce in un più ampio programma di ricerca che attraversa l’intero HHS, compresi i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), per dedicare centinaia di milioni di dollari alla creazione di strategie “culturalmente personalizzate” per aumentare l’assunzione del vaccino tra le comunità di colore “esitanti nei confronti del vaccino”.

La ricerca di Kohler cerca di superare la “titubanza” nei confronti del vaccino sviluppando messaggi sms, o “interventi su misura”, da inviare alle famiglie nere a seguito della raccomandazione del vaccino HPV da parte del loro fornitore.

Il progetto ipotizza che i successivi messaggi di testo personalizzati aumenteranno la fiducia nel vaccino e motiveranno i genitori neri a vaccinare i propri figli.

La Kohler, che è anche co-investigatore di una borsa di studio Merck per l’indagine “COVID-19 e fiducia nel vaccino tra le comunità svantaggiate del New Jersey”, ha ricevuto il finanziamento nell’ambito del programma Transition Career Development [Sviluppo della Carriera di Transizione] dell’NCI, che aiuta a sviluppare le competenze dei ricercatori oncologici all’inizio della carriera.

La proposta di sovvenzione approvata, ottenuta dalla CHD, indica che lo studio è una risposta al programma Cancer Moonshot dell’amministrazione Biden, che mira a dimezzare le morti per cancro entro il 2047.

Il National Institute of Health [Istituto Nazionale di Sanità] ha sviluppato la tecnologia del vaccino HPV, che è stata concessa in licenza esclusiva a Merck – l’unica azienda farmaceutica autorizzata a produrre il vaccino HPV negli Stati Uniti.

Più di 80 cause contro Merck sono pendenti presso la corte federale per danni da vaccino associati al vaccino HPV Gardasil.

La proposta si basa sull’approccio dell’annuncio sviluppato dal consulente Merck

La proposta di sovvenzione giustifica la ricerca basandosi sulla premessa che gli adolescenti neri hanno i tassi più bassi di vaccinazione contro l’HPV rispetto ad altri gruppi razziali ed etnici. Ma persino la meta-analisi citata nella domanda a sostegno di questa affermazione dice che i dati a suo supporto non sono conclusivi.

Inoltre, dati recenti del CDC dimostrano che gli adolescenti neri hanno tassi più alti di inizio e di proseguimento della vaccinazione contro l’HPV rispetto agli adolescenti bianchi o ispanici.

La proposta attribuisce i presunti bassi tassi di diffusione del vaccino HPV al problema della “esitazione vaccinale” tra i neri, che hanno “scarsa fiducia nella sicurezza del vaccino, bassa percezione del rischio HPV, mancanza di conoscenza dell’HPV, affidamento a decisioni familiari condivise, elevata diffidenza medica ed esperienze di discriminazione razziale” che motivano le loro scelte vaccinali.

Altre proposte di sovvenzione analizzate da The Defender hanno cercato di sviluppare e testare l'”approccio dell’annuncio” come metodo principale per superare l’esitazione vaccinale.

Nell'”approccio dell‘annuncio“, gli operatori evitano di avere una “conversazione aperta” con le famiglie sull’opportunità di vaccinare il proprio figlio per l’HPV. Invece, “presumono” che la famiglia voglia il vaccino e “annunciano” che il bambino lo riceverà, come se fosse una routine facente parte della visita in ambulatorio.

Secondo questa ricerca, l’approccio dell’annuncio ha un’efficacia più limitata con le famiglie nere, molte delle quali rimangono esitanti nonostante le raccomandazioni degli operatori sanitari a causa di “credenze culturali” sulla vaccinazione e di livelli più bassi di fiducia nelle autorità rispetto ad altri gruppi razziali o etnici.

Queste affermazioni corrispondono a un’ampia serie di ricerche sulla “esitazione vaccinale” tra le persone di colore che citano tali “credenze” che dovrebbero essere cambiate, invece di riconoscere che alcune persone rifiutano i vaccini sulla base di un processo decisionale informato.

Secondo la proposta della Kohler, le famiglie nere che potrebbero non essere reattive al solo approccio dell’annuncio sono invece reattive a forme di comunicazione supplementari – conversazioni più lunghe con maggiori informazioni – e a ulteriori interventi che seguono le raccomandazioni del fornitore nella visita in ambulatorio.

La sovvenzione attua uno studio pilota per sviluppare messaggi sms su misura per superare l'”esitazione vaccinale” tra le famiglie nere e mira a creare un intervento testuale che possa essere successivamente testato in uno studio clinico più ampio e definitivo.

I ricercatori elaboreranno una banca di messaggi campione basati sulle preoccupazioni comuni dei genitori neri “esitanti ai vaccini”. Attraverso gruppi di discussione con i genitori, i ricercatori identificheranno i migliori messaggi prototipi.

I genitori riceveranno 50 dollari per partecipare ai gruppi di discussione.

Successivamente, i ricercatori condurranno uno studio controllato e randomizzato per confrontare gli interventi individualmente personalizzati per i neri con quelli non personalizzati, raccogliendo le risposte attraverso sondaggi online per i quali i genitori riceveranno un compenso di 25 dollari.

Le interviste successive con i genitori permetteranno ai ricercatori di capire quali messaggi e risorse supplementari sono risultati culturalmente più appropriati, rilevanti e utili.

I ricercatori hanno sviluppato l’intervento sulla base del modello “Increasing Vaccination” [Aumentare la Vaccinazione], un approccio psicologico per aumentare l’assunzione dei vaccini che si concentra sullo sviluppo di strategie per cambiare i pensieri e i sentimenti delle persone per indurle a fare più vaccini.

Questo approccio, come l’approccio dell’annuncio, è stato sviluppato da Noel Brewer, consulente di Merck e psicologo comportamentale dell’Università della Carolina del Nord, che ha ricevuto milioni di finanziamenti dal CDC, ha riferito The Defender.

Nessuna prova che i vaccini HPV prevengano il cancro della cervice

La proposta di Kohler cita i dati del CDC del 2014 che dimostrano che le donne nere hanno la più alta prevalenza di infezione da HPV negli Stati Uniti e un’incidenza e un tasso di mortalità più elevati di cancro al collo dell’utero rispetto alle donne bianche.

Ma gli esperti hanno detto al Defender che non c’è alcuna prova che i vaccini HPV riducano il rischio di cancro al collo dell’utero.

Studiare l’ efficacia del vaccino contro l’HPV per eliminare il cancro al collo dell’utero è difficile a causa del tempo prolungato – 23,5 anni in media – che intercorre tra l’infezione e lo sviluppo del cancro, della mancanza di un adeguato consenso informato e della complessa relazione tra infezione da HPV e cancro al collo dell’utero.

Le donne vaccinate, credendo di essere protette, possono anche assumere comportamenti più rischiosi e quindi peggiorare il rischio di cancro della cervice.

Secondo James Lyons-Weiler, Ph.D., presidente e CEO dell’ Institute for Pure and Applied Knowledge, gli studi che sostengono che il vaccino riduca il cancro al collo dell’utero sono fuorvianti per una serie di motivi.

Ad esempio, alcune ricerche hanno dimostrato che, poiché il vaccino HPV è mirato solo a specifici ceppi di HPV, ha portato a un aumento dei tipi di HPV più letali, che hanno sostituito i tipi meno letali presi di mira dalla vaccinazione.

Lyons ha inoltre evidenziato un’altra ricerca, pubblicata sul Journal of the Royal Society of Medicine, che mostra come gli stessi studi di efficacia di Fase 2 e Fase 3 siano stati infarciti di problemi metodologici che minano le affermazioni di efficacia.

Quella ricerca sottolinea anche che nessuno degli studi è stato progettato per rilevare l’efficacia del vaccino contro il cancro del collo dell’utero. Inoltre, la maggior parte degli studi ha testato i risultati dell’HPV su persone molto più grandi dei bambini di età compresa tra i 9 e i 13 anni, quando la vaccinazione viene tipicamente offerta.

La ricerca mostra che in tutti i Paesi che hanno effettuato lo screening con lo striscio, il periodo precedente alla vaccinazione, dal 1989 al 2007, è stato caratterizzato da una significativa diminuzione dell’incidenza del cancro della cervice. Da quando è iniziata la vaccinazione, questa tendenza si è invertita.

Inoltre, nonostante il vaccino HPV sia stato definito da Merck “sicuro ed efficace”, molte pazienti hanno sperimentato gravi effetti collaterali.

Alcuni degli impatti più significativi osservati in seguito alla vaccinazione contro l’HPV includono condizioni autoimmuni e neurologiche permanentemente invalidanti, come la sindrome da tachicardia ortostatica posturale (POTS), la fibromialgia e l’ encefalomielite mialgica/sindrome da affaticamento cronico.

Ci sono state migliaia di segnalazioni di eventi avversi in tutto il mondo, letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria negli Stati Uniti, in Australia, Danimarca, Svezia, Francia e Giappone e statistiche pubblicate dalle agenzie di sanità pubblica in ciascuno di questi Paesi che dimostrano l’associazione tra la vaccinazione HPV e le malattie autoimmuni.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente da The Defender

Suggerisci una correzione

Articoli simili