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Sentenza della Corte d’Appello: “il Green Pass è contrario alla Convenzione Europea sui Diritti Umani” (Belgio)

Bruxelles, 7 gennaio 2022 – Lungi dal convalidare il Green Pass, la Corte d’Appello di Liegi lo ritiene contrario alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

La Corte che ammette che se il Green Pass può essere considerato un provvedimento proporzionato e necessario al momento della pronuncia in Vallonia, afferma tuttavia che “il Green Pass è, contrariamente, un delicato precedente da un lato alle libertà sancite dagli standard internazionali o dalla Costituzione belga e, dall’altro a una filosofia di controllo non sociale. Comporta anche il rischio di ostacolare il segreto medico e il rispetto della privacy”.

Aggiunge che non vi è dubbio che il decreto vallone sia contrario alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e alla Carta dei diritti fondamentali, in particolare in quanto garantiscono il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla non discriminazione.

In giudizio sommario e insistendo sul fatto che tale disciplina imponeva una limitazione all’apparenza del diritto, la Corte d’Appello ha dato un’interpretazione prima facie della proporzionalità della misura, condizione necessaria per porre restrizioni alle libertà.

Al riguardo, la Corte ricorda che spetta alle autorità – e nella specie alla Regione vallona – provare che le misure adottate sono proporzionate agli obiettivi perseguiti.

Ritiene che il provvedimento possa ritenersi necessario in considerazione del fatto che, da un lato, la vaccinazione non è obbligatoria, per cui chi sceglie di non vaccinarsi lo fa lecitamente e ha comunque la possibilità di sottoporsi al tampone per avere accesso a determinati luoghi. Se ne può dedurre che un pass vaccinale sarebbe, al contrario, sproporzionato. La Corte precisa invece che la condizione di proporzionalità è soddisfatta quando il vaccino protegge dalle forme gravi della malattia e ne limita la trasmissione, anche se quest’ultimo punto è messo in discussione dagli studi più recenti. Infine, il giudice ha ricordato che se il provvedimento fosse giustificato nel momento molto preciso della sentenza, non poteva essere prorogato senza un’analisi della situazione epidemiologica e mantenuto se quest’ultimo non lo giustificava.

L’associazione belga Notre Bon Droit, che ha preso atto della sentenza della Corte, reagisce: “Questa decisione, che servirà da precedente se il Green Pass dovesse essere trasformato in un pass per i vaccini, è importante sotto più di un aspetto”.

“Riteniamo che il ragionamento della Corte richiami alle autorità le loro responsabilità, ricordando loro che le misure restrittive delle libertà devono essere sempre esaminate nella loro proporzionalità alla luce dell’evoluzione della situazione epidemiologica, e sottolineando che tali misure non possono essere adottate per compensare per la loro scarsa capacità ospedaliera.“

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